The importance of being a dreamer
Day #22 - Musical
«domenica 17 maggio 2015»


Qualunque emozione io provi, risponderò probabilmente facendo l'unica cosa che al mio cuore pare sensata: aprire spotify, mp3, cd, afferrare la prima canzone utile che esprima ciò che provo. 
Ci riesco sempre e questo mi calma in modo straordinario. Non ho una grandissima cultura in merito ma adoro la musica e la ascolterei più che volentieri tutto il giorno, a tutte le ore. Credo che il mio record sia stato quello di 7 ore in treno: ho infilato le cuffie e le ho tolte quando ho sentito un vago intorpidimento al cervello e una sensazione di estraneità e...rincoglionimento totale. 
Solitamente ho dei brani must che ricorrono in loop nel mio repertorio, applicabili a qualunque situazione, sempre eterni, a portata di mano (e fazzoletto). Spesso, poi, fanno capolino all'orizzonte brani nuovi che, sostanzialmente, ascolto per settimane fino a che non mi sanguinano le orecchie. Qualche anno fa ero il tipo di persona da colpo di fulmine musicale: una canzone doveva conquistarmi al primo incontro, altrimenti non ci sarebbe mai stato feeling. Oggi sono ancora questo tipo di persona ma ho imparato a rivalutare le seconde occasioni, per cui solitamente mi innamoro di una melodia anche dopo averla sentita più volte. 

So dirvi per certo che la mia canzone preferita è Life in technicolor. Questa certezza si è concretizzata nella mia mente nel momento stesso in cui le sue note mi hanno investita in pieno la prima volta. Il ricordo per me è dolcissimo: ero su un traghetto diretto verso l'Inghilterra, seduta su una poltroncina dall'aria putrida ed ero, a dire il vero, abbastanza annoiata. All'improvviso, iniziarono a trasmetterla allo schermo (suppongo fosse comunque una radio) della tv appena lì accanto. Da quel momento sono stata rapita da...tutto: l'atmosfera, il video, le parole e soprattutto la melodia. Magnifica...perfetta... per me. A quel punto è stato un delirio assoluto: l'estate è stata accompagnata totalmente da questo piccolo capolavoro. Il punto è che non ho mai smesso di ascoltarla e sebbene io ami anche Fix You, non è paragonabile a quanto profondamente mi descriva Life in technicolor. La cosa strana è che non rientra minimamente tra i migliori prodotti dei Coldplay: il testo non è tra i più originali ma non posso fare a meno di pensare "sono io" mentre la sento. Il fatto è che rappresenta la versione positiva di me stessa, quando sono al meglio, quando ho un motivo che mi rende felice. 
Ovviamente, tutti gli album dei Coldplay hanno su di me un potere salvifico e indiscusso. Sebbene io bestemmi contro di loro per il loro sostanziale atteggiamento snob verso l'Italia (che mi rende impossibile seguirli dove e quando vorrei), sono i fidati compagni dei miei viaggi mentali.


Altro appunto, infatti è il mondo delirante in cui metto piede quando ho le cuffie. Non potete capire... o forse si. 
La mia tendenza di fondo è sempre stata "vivi la tua vita come un musical": ero una bimbetta scema malata di film cantati e ballati. Datemi un film cantato e ballato e diventerò la versione euforica e pazza di me stessa. Ho iniziato, agli albori, con  i musical fatti in casa. In sostanza, mia mamma reputava sprecato anche un solo giorno in cui non si ascoltasse musica e non si cantasse. Come dei beoti, io e i miei fratelli ci scatenavamo a ritmo di Queen e musica dance anni '80. La cosa terrificante è che ci filmava, sempre e...a noi piaceva, tantissimo. 
Ricordo in particolare una mattina in cui volle farci indossare gli abiti di carnevale per inscenare un ballo a Venezia e mise come colonna sonora i Rondò Veneziano che io, tutt'oggi, ascolto (non ho nemmeno idea di quanto siano conosciuti). Aggiungeteci con le mie cugine, ogni domenica, ci dilettavamo nello scrivere vere e proprie "recite" (spettacoli con copioni veri e propri, cantati e ballati). Per farvi capire, una volta abbiamo creato un testo per The Schire del Signore degli anelli. 
Che poi fosse terribile e che noi fossi....pessime... è un'altra storia. 

Qualche anno più tardi ho iniziato a seguire quei filmetti che davano su Disney Channel ed è inutile che vi dica, da brava ex bimbaminchia, che High School Musical rientrava tra i miei preferiti. 
Anni dopo, è arrivato Glee e la situazione mi è definitivamente sfuggita di mano. Io e Anna (che già di suo è un Juke boxe vivente), abbiamo definitivamente perso la ragione: cantavamo, sempre. Letteralmente. Ovviamente insieme a Gio e Mary: la prima, ancora oggi, fornisce la sapienza musicale enciclopedica e la seconda apporta uno squisito lato trash e dance alle canzoni che ascoltiamo quando siamo insieme. Si aggiunge Romi che fa l'alternative sounder (bacino). 
Glee, dicevo, ha trasformato la mia mente. Il telefilm si basa su un semplice assunto, categorico: qualunque sentimento, in qualunque situazione, si deve cantare. Parlare con qualcuno? Fallo con una canzone. Ammazzare qualcuno? Cantagli una canzone minacciosa camminando con aria incazzata per i corridoi del classico liceo americano, indossando vestiti da bitch.
Sorvoliamo sul fatto che sia degenerato già dalla terza stagione e fermiamoci all'idea di fondo: per un malato di musical come me, è il paradiso. Ho scoperto tantissimi artisti e brani che ignoravo e, soprattutto, sono diventata teatrale. 
Nella mia testa, ogni situazione che vivo, può essere poi sintetizzata con questa o quella canzone, si creano scenari, abiti a tema, contesti perfetti per quel momento. 

...Il mio sogno proibito rimane ancora un flash mob, da dedicare o che mi sia dedicato. Una roba di questo genere:


Questa sono io. Il mio mondo perfetto sarebbe esattamente così. Vi prego, riuniamoci e balliamo tutti insieme. Adesso.

A domani!




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