The importance of being a dreamer
Day #23 - Never let me go
«venerdì 22 maggio 2015»


Lo so, ho smesso di scrivere per qualche giorno ma, a mia difesa, dico che non ho neanche avuto il tempo di dormire e mangiare in questi giorni perché mi ritrovo sotto la valanga di due esami che avrò molto, molto presto e devo usare tutte le mie energie per studiare, dormendo 5 ore a notte.
So che per gli altri esseri umani è impresa semplice, quotidiana e facile ma è noto che io ho un rapporto profondo e particolare con il sonno e fino all'anno scorso mi addormentavo in piedi e soffrivo gravi rincoglionimenti (non capivo seriamente niente di ciò che facevo) se non dormivo almeno 7 ore. Fortunatamente, non so per quale grazia divina, quest'anno, forse anche per gli orari del collegio, tollero molto meglio la mancanza di riposo. Mi ripeto "devo tirare avanti fino al giorno x, poi posso anche collassare".

Sono in loop con Florence da giorni e non riesco ad ascoltare altro nei momenti liberi e l'adoro. Perché non mi regalate un po' di biglietti per qualche concerto? Grazie mille.

A parte il discorso musicale, questa settimana è stata distruttiva. Ho avuto una crisi di nervi per il ginocchio e lunedì rientrerà a pieno tra le giornate memorabili che racconterò ai posteri.
In sostanza, ho passato 8 ore o più in ospedale, sbattuta da un posto all'altro, per farmi vedere questo maledetto ginocchio: la gamba destra era diventata il doppio dell'altra. Insomma, non era molto normale, per cui ho cercato di chiedere a qualcuno se stessi per esplodere.
Nella pratica, mi hanno fatto solo i raggi e non c'era nulla.... No, ma dai! Stavo camminando, ero viva e vegeta e a livello di dolore osseo, che conosco bene, non avevo nulla anche perché mi ero fatta male facendo workout.
Tornata in collegio, sconsolata e stanca, alle 6 del pomeriggio ho iniziato con Vale la relazione per un esame e abbiamo finito alle 2 e mezza di notte. Credevo che sarei stata sveglia fino al giorno dopo.

Giovedì stessa storia di lunedì: vado dall'ortopedico alle 12, passo alle 14 e 30 (per impiegare il tempo ho riletto la tesi cercando eventuali errori di punteggiatura al cellulare). Entro e mi dice che a livello osseo non ho nulla. Ancora. Aggiunge "penso sia a livello muscolare, probabilmente uno stiramento. Vada dal medico curante, si faccia prescrivere una risonanza magnetica, poi torni qui e al massimo vediamo. Le do questa pomata."

L'omicidio.

Ho concluso che metterò la pomata e vedrò come andrà perché probabilmente, ordinando la risonanza qui, con la pratica del medico di base, me la farebbero nel duemilacredici. Nel frattempo avrò vissuto mille e mille vite per cui, al massimo, la farò poi se peggiora.
Nel frattempo, prego che il mio ginocchio torni definitivamente a dimensioni normali, augurandomi di non rimanere asimmetrica per il resto della mia vita. Anche perché coscia e polpaccio sono ugualmente enormi e già di mio ho gambe formato pig, quindi, insomma, non mi spiacerebbe tornare a dimensioni umane.

Torno a ripetere il programma d'esame, pregando di passare con un voto decente e togliermi tutto questo dalla scatole.

A domani!




Day #22 - Musical
«domenica 17 maggio 2015»


Qualunque emozione io provi, risponderò probabilmente facendo l'unica cosa che al mio cuore pare sensata: aprire spotify, mp3, cd, afferrare la prima canzone utile che esprima ciò che provo. 
Ci riesco sempre e questo mi calma in modo straordinario. Non ho una grandissima cultura in merito ma adoro la musica e la ascolterei più che volentieri tutto il giorno, a tutte le ore. Credo che il mio record sia stato quello di 7 ore in treno: ho infilato le cuffie e le ho tolte quando ho sentito un vago intorpidimento al cervello e una sensazione di estraneità e...rincoglionimento totale. 
Solitamente ho dei brani must che ricorrono in loop nel mio repertorio, applicabili a qualunque situazione, sempre eterni, a portata di mano (e fazzoletto). Spesso, poi, fanno capolino all'orizzonte brani nuovi che, sostanzialmente, ascolto per settimane fino a che non mi sanguinano le orecchie. Qualche anno fa ero il tipo di persona da colpo di fulmine musicale: una canzone doveva conquistarmi al primo incontro, altrimenti non ci sarebbe mai stato feeling. Oggi sono ancora questo tipo di persona ma ho imparato a rivalutare le seconde occasioni, per cui solitamente mi innamoro di una melodia anche dopo averla sentita più volte. 

So dirvi per certo che la mia canzone preferita è Life in technicolor. Questa certezza si è concretizzata nella mia mente nel momento stesso in cui le sue note mi hanno investita in pieno la prima volta. Il ricordo per me è dolcissimo: ero su un traghetto diretto verso l'Inghilterra, seduta su una poltroncina dall'aria putrida ed ero, a dire il vero, abbastanza annoiata. All'improvviso, iniziarono a trasmetterla allo schermo (suppongo fosse comunque una radio) della tv appena lì accanto. Da quel momento sono stata rapita da...tutto: l'atmosfera, il video, le parole e soprattutto la melodia. Magnifica...perfetta... per me. A quel punto è stato un delirio assoluto: l'estate è stata accompagnata totalmente da questo piccolo capolavoro. Il punto è che non ho mai smesso di ascoltarla e sebbene io ami anche Fix You, non è paragonabile a quanto profondamente mi descriva Life in technicolor. La cosa strana è che non rientra minimamente tra i migliori prodotti dei Coldplay: il testo non è tra i più originali ma non posso fare a meno di pensare "sono io" mentre la sento. Il fatto è che rappresenta la versione positiva di me stessa, quando sono al meglio, quando ho un motivo che mi rende felice. 
Ovviamente, tutti gli album dei Coldplay hanno su di me un potere salvifico e indiscusso. Sebbene io bestemmi contro di loro per il loro sostanziale atteggiamento snob verso l'Italia (che mi rende impossibile seguirli dove e quando vorrei), sono i fidati compagni dei miei viaggi mentali.


Altro appunto, infatti è il mondo delirante in cui metto piede quando ho le cuffie. Non potete capire... o forse si. 
La mia tendenza di fondo è sempre stata "vivi la tua vita come un musical": ero una bimbetta scema malata di film cantati e ballati. Datemi un film cantato e ballato e diventerò la versione euforica e pazza di me stessa. Ho iniziato, agli albori, con  i musical fatti in casa. In sostanza, mia mamma reputava sprecato anche un solo giorno in cui non si ascoltasse musica e non si cantasse. Come dei beoti, io e i miei fratelli ci scatenavamo a ritmo di Queen e musica dance anni '80. La cosa terrificante è che ci filmava, sempre e...a noi piaceva, tantissimo. 
Ricordo in particolare una mattina in cui volle farci indossare gli abiti di carnevale per inscenare un ballo a Venezia e mise come colonna sonora i Rondò Veneziano che io, tutt'oggi, ascolto (non ho nemmeno idea di quanto siano conosciuti). Aggiungeteci con le mie cugine, ogni domenica, ci dilettavamo nello scrivere vere e proprie "recite" (spettacoli con copioni veri e propri, cantati e ballati). Per farvi capire, una volta abbiamo creato un testo per The Schire del Signore degli anelli. 
Che poi fosse terribile e che noi fossi....pessime... è un'altra storia. 

Qualche anno più tardi ho iniziato a seguire quei filmetti che davano su Disney Channel ed è inutile che vi dica, da brava ex bimbaminchia, che High School Musical rientrava tra i miei preferiti. 
Anni dopo, è arrivato Glee e la situazione mi è definitivamente sfuggita di mano. Io e Anna (che già di suo è un Juke boxe vivente), abbiamo definitivamente perso la ragione: cantavamo, sempre. Letteralmente. Ovviamente insieme a Gio e Mary: la prima, ancora oggi, fornisce la sapienza musicale enciclopedica e la seconda apporta uno squisito lato trash e dance alle canzoni che ascoltiamo quando siamo insieme. Si aggiunge Romi che fa l'alternative sounder (bacino). 
Glee, dicevo, ha trasformato la mia mente. Il telefilm si basa su un semplice assunto, categorico: qualunque sentimento, in qualunque situazione, si deve cantare. Parlare con qualcuno? Fallo con una canzone. Ammazzare qualcuno? Cantagli una canzone minacciosa camminando con aria incazzata per i corridoi del classico liceo americano, indossando vestiti da bitch.
Sorvoliamo sul fatto che sia degenerato già dalla terza stagione e fermiamoci all'idea di fondo: per un malato di musical come me, è il paradiso. Ho scoperto tantissimi artisti e brani che ignoravo e, soprattutto, sono diventata teatrale. 
Nella mia testa, ogni situazione che vivo, può essere poi sintetizzata con questa o quella canzone, si creano scenari, abiti a tema, contesti perfetti per quel momento. 

...Il mio sogno proibito rimane ancora un flash mob, da dedicare o che mi sia dedicato. Una roba di questo genere:


Questa sono io. Il mio mondo perfetto sarebbe esattamente così. Vi prego, riuniamoci e balliamo tutti insieme. Adesso.

A domani!




Day #21 - Gabbie e prigioni
«sabato 16 maggio 2015»

Non volevo perdere la sfida ma ho comunque troppa merda dentro oggi per scrivere qualcosa di sensato. Perciò lascerò che una canzone parli per me.





Day #20 - Momenti epici
«venerdì 15 maggio 2015»


Momento, momento, MOMENTO.
Finalmente una gioia. Il relatore mi ha comunicato qualche ora fa che finalmente posso procedere alla stampa della tesi.

Sento le campane.

Il momento in cui ho letto la mail è stata un'esplosione di emozioni incontrollate: gioia, euforia, esaltazione e senso di immediato sollievo. Credevo che avrebbe apportato altre correzioni, invece ha cambiato solo due piccolezze nelle conclusioni e la settimana prossima la firmerà e mi darà la busta col giudizio. Devo solo trovare un titolo e a quel punto il sigillo di sangue sarà definitivo! 
Non ho ancora ben capito se dovrò immediatamente consegnarla in segreteria. Mi sembrerà di avere in mano un organo per il trapianto da portare al più presto, in elicottero, ad un altro ospedale per salvare una vita. Una bomba ad orologeria. Questa fantomatica busta racchiude i punti che il relatore assegnerebbe alla tesista per il suo lavoro e che la commissione poi valuterà per decidere il voto finale di laurea. Onestamente, del voto, a questo punto, poco mi frega. Voglio finire, STOP.
Non posso ancora considerarmi in zona anti-morte perché mi mancano gli ultimi due esami ma un macigno è stato eliminato dal mio cammino. La tesi è finita. ...DOVEVO DIRLO.

E' pronta per l'uso, sarà stampata, firmata. Non ci credo ancora.
Questi momenti di gioia selvaggia mi ripagano per dieci minuti di tutto il sangue buttato in questi anni e soprattutto mi rendono soddisfatta perché sono riuscita a farcela, in qualche modo, una mini vittoria personale entra nei miei ricordi.

...ora devo solo concentrarmi al massimo per l'altra metà del lavoro. Devo. Forza e coraggio.

A domani!



Day #19 - "Il signore delle scuse" cit. Gio
«giovedì 14 maggio 2015»

Oggi zero idee. Zero. Sono spolpata mentalmente e fisicamente. Che senso ha postare oggi qualcosa se non ho seriamente idea di cosa dire?
Ispirazione vieni a prendermiii... 

Gio mi suggerisce dalla regia che potrei parlare di: 
  1. Little Tony 
  2. Gianni Morandi che si spara i selfie perfetti. ("Gianni uomo del popolo" cit Gio)
  3. Il nostro party di laurea che avverrà nel duemilacredici 
Non ci credete eh? Guardate qua:


Insomma, che artista. Pensiamo che le sue mani ne siano responsabili.  

HO TROVATO! 
Ho deciso di parlare delle più grandi scuse utilizzate dalle persone per mortificare/bidonare/allontanare/tirare pacco (nel gergo del volgo)/lasciare/torturare/prendere in giro un altro loro simile.Sicuramente sapete a cosa mi riferisco: se qualcuno non sa come declinare vostre offerte o uscire dalla vostra vita perché non reputa più necessaria la vostra presenza o perché non ha il coraggio di dirvi la verità, vi riferirà con tono melodrammatico una di queste perle.
Iniziamo con le mie preferite:

La migliore (grazie per il suggerimento Gio). L'ho sentita talmente tante volte e in occasioni così improbabili che, ormai, quando qualcuno osa riferirmela inizio a ridere. Ciò che risulta molto ridicolo in questa asserzione è il quantitativo di tempo che è passato dal prima al dopo durante il quale dovrebbe essere accaduto il cambiamento presunto: solitamente a stento sfiora qualche mese (2, 3). La mia amica delle medie, all'inizio della scuola superiore mi disse "ora facciamo vite diverse. Io ho altri amici. Non possiamo più vederci". 
Si commenta da sé. 

  • Scusami, non sei tu, sono io il problema.
Su questa vorrei evitare di proferire parola, mi ha tormentata negli anni delle mie friendzone al liceo ed è seriamente sottile e balorda. Vi induce a provare pietà per la persona che sembra dirvi "sto provando ad essere qualcosa per te ma non ci riesco". In realtà, non è così. Non fidatevi, fuggite, sciocchi!

  • Scusa, mio nonno si è perso e devo andare a cercarlo perché non ha gli occhiali da vista.
Questa mi è stata riferita. Sul serio. Ancora adesso non riesco a capacitarmi di come io ci abbia creduto. Non chiedetemelo perché ogni fibra del mio corpo se ne vergogna.

Aggiungo solo un'altra che, fortunatamente, non mi hanno ancora detto ma che è bellissima, suggerita da Vale:

  • Scusa, ma devo andare a disidratare le meduse.
Epica.

Sarebbe molto più semplice se le persone ammettessero coraggiosamente la verità senza farsi troppi problemi, così da consentire al/la malcapitato/a di turno di metabolizzare e non sentirsi, a distanza di mesi, totalmente preso/a in giro.
Se doveste sentirvi dire una di queste, sarà bene controbattere con un "cazzate, pure cazzate". 

A domani, sperando di scrivere qualcosa che abbia nuovamente un senso. 









Day #18 - Sfratti e scleri
«mercoledì 13 maggio 2015»



Oggi parlerò di...

sfratti... no.

gente paranoica.... no.

del mio odio verso il genere umano. Troppo scontato.

Nono, meglio affrontare il mio nuovo trauma.

Dopo ben 12 ore di studio consecutive (le pause consistevano nell'alimentare il mio corpo e andare in bagno) durante la cena vengo a sapere l'ultima gradevolissima novità dall' università di Torino. Nota anche come "università dell'amianTO". Non so se ne siete a conoscenza, ma Palazzo Nuovo ha chiuso i battenti perché persino la carta igienica dei bagni era fatta di amianto.
Fortuna che non ho mai avuto lezioni permanenti lì in 3 anni, a quest'ora sarei stata spacciata.
Comunque, oltre alla non proclamazione, hanno comunicato che ci sarà il test per accedere alle magistrali.

Ah. ...

Ahhhh.

COSA?

Allora, sono stanca, nervosa, demotivata e l'ultimo regalo della giornata è questo. Il pensiero di trasferirmi in un'altra città italiana non solo mi disgusta e mi angoscia perché non ho neanche avuto il tempo di pensare ad un'eventualità simile ma risulterebbe anche insensato. Ho dato un occhio alle altre magistrali e a parte quella di Cesena, nessuna mi sembra fatta in base a ciò che vorrei fare io. Capite che sono dissociata: da una parte vorrei fare clinica, dall'altra neuroscienze. Solo Torino mi offre due piani di studi ben fatti, opposti e perfetti per me. Se non dovessi passare il test, dove altro potrei andare? Aggiungeteci che il voto di laurea e la media non conteranno, quindi spaccarmi per tre anni è stato inutile ai fini di un eventuale prova di questo tipo. Mi sento giù con gli scatoloni alla porta, è risaputo che sono nota per la mia vena melodrammatica e tragica. Ebbene, la mia mente già vaga verso il momento traumatico in cui dovrò andarmene. Non voglio.



"Torino è la mia casa. Lei non può farlo!"

Lasciatemi qui, abbracciata alla Gran Madre, grazie. Oppure stesa a terra in piazza Vittorio.
Oggi proprio non riesco a pretendere di scrivere qualcosa di sensato dopo questa bellissima notizia. Vado ad annegare i miei dispiacere nei deodorati per ambiente da sniffare (cit. Vale)

A domani!





Day #17 - Challenge your self
«martedì 12 maggio 2015»



Buonasera.

Devo ringraziare ogni giorno le mie amiche che mi danno suggerimenti, consapevoli e non, da cui traggo poi gli argomenti di cui parlare nei post.
Stasera, per esempio, sotto consiglio di Vale, avrei dovuto parlare della sfida che ci siamo imposte (di cui scriverò qualche riga più sotto).  
Ho deciso di estendere l'argomento e parlare delle challenges in generale.

Non ho mai avuto un grandissimo spirito di costanza se non in pochissime cose: sono sostanzialmente una persona pigra in tutto ciò che non cattura il mio interesse almeno al 90%. Ciò equivale a dire che se qualcosa mi piace ma non mi prende totalmente probabilmente il mio impegno sarà minimo, mi annoierò subito e smetterò di prestarci attenzione. Non fraintendiamoci: sono una persona generalmente molto affidabile, a volte anche fin troppo rigida nei miei impegni e (mi) detesto quando qualcosa che devo o voglio fare non da i risultati che desidero. Quello che mi manca è lo spirito per seguire con costanza tutto ciò che per me non è un obbligo o che non rientra nelle mie pochissime passioni viscerali. Sostanzialmente, pertanto, sono precisa ma pigra.
Sto cercando di cambiare e ultimamente va meglio, a dire la verità. Mi guardo indietro e vedo che qualche risultato vagamente decente si è finalmente manifestato all'orizzonte. Ovviamente non basta e da ciò derivano le numerose "sfide" che mi sono imposta di portare a termine in quest'ultimo anno. A parte quelle molto personali e puramente mentali, che, diciamocelo, sono sempre le più difficili da realizzare perché il carattere e gli atteggiamenti sono duri a morire, ne ho in corso qualcuna molto interessante.

La prima è proprio questa del blog.
Mi è sempre piaciuto scrivere e nonostante io sia ben conscia dei miei limiti, ho sempre trovato un riparo nelle parole, un conforto che nessuno è mai stato in grado di fornirmi con la stessa intensità: ci sono modi di "autoconsolarci" stupefacenti. Trasformare i pensieri in parole per me è sempre stato uno di questi. Soffro terribilmente per il fatto di aver perso allenamento, di non aver mai dedicato il tempo necessario ad una passione importante ma, più di tutto, sento profonda frustrazione nel non riuscire mai, senza alcuna riserva, a raggiungere quel grado di soddisfazione nel leggere qualcosa di mio. Da che ricordo, non una volta sola ho pensato "benissimo, era esattamente ciò che intendevo. Mi piace".
Posso almeno dire, giustamente,  che la felicità è nel viaggio e come tale la gioia e la liberazione che sento si riversano tutte nel tempo in cui butto giù due righe e non nel rileggerle, cosa che non riesco a fare.
E' per me un blocco vero e proprio, quasi una sensazione di male allo stomaco, lo faccio poco solo se ne sento l'estremo bisogno e di solito non ne esco mai contenta (scrivere signori miei, niente doppisensi). Un esempio è il fatto che non riuscivo a rileggere i temi di italiano, se non obbligata, tanto meno le risposte ad un esame universitario adesso.
Pertanto, il fatto di scrivere in questo spazio è un'enorme soddisfazione. E' una traccia della mia presenza, è la prova che i miei neuroni hanno ancora la capacità di essere costanti quanto basta per non rendermi una persona noiosa, volubile e sterile.

La seconda sfida è quella dell'attività fisica. Alleggeriamo un po' il tono pesante, confessando che il mio stile di vita, in 19 anni è riassumibile in una parola: divaning. Anche qui, potrei dilungarmi tantissimo sui motivi ma maledico la genetica, prima di ogni cosa e poi la mia immensa ignoranza in fatto di sport, nonché il mio essere un bradipo morto. L'unico sport che mi sia piaciuto è stato la pallavolo, a 11 anni avevo iniziato, poi mi hanno strappato via la palla e le ginocchiere, mi hanno impedito di continuare per i miei problemi alla schiena e mi hanno detto che non faceva per me. A quel punto, come fantastica idea ribelle, ho deciso (il tutto inconsciamente) di non fare ginnastica correttiva, come mi era stato suggerito, perché sono idiota. A quest'ora avrei avuto una fantastica schiena dritta. Invece no, la scoliosi è una croce che mi accompagna. Credo, a posteriori, che l'avermi impedito di seguire l'unico sport che davvero mi interessava mi abbia resa ancora più pigra di quanto normalmente non fossi. Dai 12 anni, sostanzialmente, non ho fatto più nulla. Maledico sempre mia mamma per non avermi costretto a muovere il sedere in qualche modo ma, la verità, è che non ne avevo nessuna voglia.
Fortunatamente, tutto è cambiato all'università perciò anche il modo di mangiare e di muovermi. Non ho fatto sport ma sono diventata molto più attiva, mentalmente e fisicamente. Ho la forza fisica che prima sognavo solo e, anche se ad un occhio esterno non è molto, come viene detto in uno dei libri di clinica, "dovevate vedere come stavo prima".
Pertanto, ho iniziato 'sti benedetti programmi di fitness e domani siamo al 9° giorno di Shred. Nonostante il male a sto benedetto ginocchio destro, che negli ultimi giorni mi ha costretta a saltare i saltelli e gli affondi più profondi, sto riuscendo a far qualcosa tutti i giorni.
Speriamo che lo spirito della mia giovinezza non sia sparito totalmente insieme alla mia anzianità mentale. Voi pregate per me.

L'ultima sfida è quella che più mi sta a cuore e che voglio e devo riuscire a vincere (quella che io Vale ci siamo imposte) e di cui non parlerò se non a traguardo raggiunto...nel bene e nel male. Il mio spirito da nonnina scaramantica del Sud si fa risentire.
Ho bisogno di farcela o almeno di lottare ogni giorno. La mia più grande necessità è mettercela tutta perché so che se non mi impegnerò al massimo lo rimpiangerò per sempre.
In sostanza, se tutto andrà bene ed anche nel peggiore dei casi, ne parlerò quando tutto sarà finito.

Queste sono i grandi impegni che ho preso con me stessa, obiettivi che hanno un enorme significato. Forza e coraggio!

A domani


Day #16 - Passato, presente.
«lunedì 11 maggio 2015»

"Mi hanno detto che starò meglio. Che mi passerà e continuerò a vivere la mia vita come prima. Che cosa vuol dire come prima? Ho cercato l'ispirazione nella felicità e non è arrivata. Ora ne ho compreso il motivo. Avrò anche smesso di scrivere ma il blocco è sparito quando ho capito che scrivere è il mio dolore. Solo quando sono da rottamare butto giù qualcosa di decente, qualcosa che rappresenti quello che sto provando e ogni parola è puro dolore, oggi. Tutto è dolore oggi. 
A cominciare dal pensiero di domani."

Ho riaperto il documento da cui è tratto questo passo dopo mesi dalla sua prima stesura. L'ho riaperto oggi perché gli eventi mi hanno portata a riflettere su tante cose. Principalmente, su relazioni e passato perché, in fondo, si implicano a vicenda. E' curioso come già a distanza di mesi io rilegga queste righe e ricordi perfettamente come stavo nei momenti in cui le ho scritte. E so, tra qualche certezza pericolante e qualche dubbio, come invece sto, in questo istante. Mi ricordo dei sentimenti, mi ricordo delle sensazioni del mio corpo. Accetto di ricordare quelle esperienze perché ci sono passata attraverso.

"Sono il riflesso di un fascio di pianura. Ripulita e asettica, vuota, inutile e insignificante. Sono un guscio vuoto. Il pasto andato a male nel mio frigo. Sono niente. E nessuno, adesso, potrà cambiare il mio dolore. Non ho speranze, non ho idee, ho solo la convinzione e il bisogno di tornare indietro."

Sono sempre stata convinta del fatto che perdere qualcuno che ami, che sia un amico, un fidanzato, un familiare, una persona cara in generale, sia sempre un lutto. Non sto parlando solo della morte, mi riferisco a tutte quelle circostanze nelle quali quei pezzi della tua anima non sono più accessibili, per loro scelta o per decisione del fato, delle circostanze, della vita, di chi volete. In quei casi, inutile negarlo, la rabbia e la disperazione diventano le emozioni dominanti. Sembra che ci si possa lacerare dentro e di non avere più una ragione per vivere.  Il panico è padrone di te. E' inutile fare i potenti, è inutile fingere forza ed indipendenza: se ti stai ripetendo "starò bene, ce la farò" cinque minuti dopo, un giorno dopo, una settimana dopo è solo perché devi farlo, non ci credi, perché altrimenti saresti già guarito. Ti viene solo voglia di cancellare tutto ciò che è stato, dimenticare, far terminare il dolore che va ad ondate. Ma non va bene.
Per quel che mi riguarda, non trovo un modo per vivere la vita con distacco emotivo e credo che, in realtà, non sia possibile. Se reprimi i sentimenti, se fai finta che la gente ti scivoli addosso, se ostenti una freddezza che per la natura umana è irrealizzabile, evolutivamente, in qualche modo ti ritroverai a scontare quella fuga, quella soppressione. Perciò, il mio parere non cambierà mai in merito: è meglio vivere. E' meglio soffrire, è meglio mettersi in gioco e passare attraverso l'esistenza. Solo così si superano i dolori, solo così si va avanti, cercando di non accontentarsi di sopravvivere. La fuga è una soluzione a metà: prima o poi tutto ciò che sei, per i semplici mandati biologici che ci governano, torna a chiederti il conto.  Non potrai mai smettere di credere e persino quando non vorrai più ricordare, magari riuscendo davvero nell'impresa, non starai bene. Perché? Perché il passato va tenuto in mente, consapevolmente: i dolori vanno ricordati, sotto una luce nuova. Il segreto sta nell'affrontarli in modo diverso, nel rielaborarli e ricomporli in una visione nuova.

Questo mi è sempre stato chiaro: anche se spesso mi ritrovo a dire "vorrei proprio non aver fatto/detto/pensato" o "vorrei dimenticare", "non farò mai più lo stesso errore" non ci credo mai totalmente. Mi "piace" ricordare e ogni situazione della mia vita mi ha confermato che l'oblio non aiuta, che è un inutile spreco di energia.
Perciò non riesco ancora a sorridere davvero nel rileggere quelle poche righe scritte mesi fa, ma riesco, almeno, a non provare più quella disperazione, a farla convivere con il resto della vita, ad essere un po' meno persa. Questo per me è guarire, questo è elaborare il lutto e andare avanti, pur portando con sé i segni. Non mi vergogno della sofferenza, perché è una prova dell'amore di cui si è capaci, che, come ho già detto svariate volte, muove tutto. Senza fronzoli melensi.

Tutto ciò per dire che le relazioni non vanno quasi mai come speriamo ma credo sia meglio viverle completamente, essere felici e poi, eventualmente, farsi lacerare. I ricordi dei momenti belli rimangono preziosi, in ogni caso...amare è per qualcosa per cui vale la pena disperarsi.




Day #15 - TROTA
«domenica 10 maggio 2015»

L'argomento di stasera/notte mi è stato gentilmente suggerito da Gio, perché la mia testa è assolutamente VUOTA. Ho finito oggi la bibliografia della tesi, ho sistemato quei dannati autori in ordine alfabetico e ho inviato tutto al prof, sperando che questa volta vada tutto bene e non ci siano poi altre correzioni da apportare: il mio cuore e la mia testa non reggerebbero oltre. Anche perché ho due esami da preparare in...dieci giorni?ahah. Piango.


Sono seriamente preoccupata di non riuscire a farcela e di mandare tutto a quel paese: mi sono ridotta a prendere doppia tisana alla valeriana la sera perché non riesco ad addormentarmi ad un orario decente e quindi a svegliarmi presto. Funziona. Il problema è che mi stende a tal punto che poi la mattina spalanco gli occhi perché ho capito che è un orario indecente e che ho perso metà della mattinata, se non tutta.
Ieri sera, Gio mi ha mandato una perla, che è l'argomento di oggi. Si, parlerò di cazzate...ancora. Chiedo perdono.


Vi prego, ascoltatela, Non sarete più le stesse persone di prima. E' da ieri che ho in mente il ritornello e la cosa più buffa è che mi gasa un sacco. Mi sento davvero una "pancabbestia" col piercing alla lingua e la trasgressione come stile di vita.
Il protagonista del video è Giorgio Mastrota. Si, lo so che lo conoscete perché.... chi non conosce le pentole mondial casa? Le conoscete per forza, se avete mai partecipato ad un pranzo meridionale dalla nonna quando eravate piccini.
Ecco, Giorgio(MASTROOOTAAATROOOTAAA) è colui che sponsorizza la televendita di 'ste benedette pentole da cucina, da ormai 30 anni. La prima volta che la pubblicità fu mandata in onda mia nonna aveva 10 anni...si Giorgio è immortale.

Dicevo, quando ero bambina, precisamente durante gli anni delle elementari, spesso andavo a mangiare (ero spedita a mangiare, per la precisione) dai miei nonni. Erano sempre esperienze poco felici per diversi motivi.. ma ricordo sempre con grande affetto ed irritazione due momenti:

  1. La puntata di Beautiful 
  2. La seguente televendita delle pentole mondialcasa 
Il primo di questi due momenti era particolarmente gradito alle donne della famiglia: per 15 minuti (o 20?) regnava il silenzio a tavola. Tutti erano concentrati nella visione delle tresche di questo telefilm secolare che, mi dicono, va ancora in onda. Ero molto presa dalle storie tribolante e libidiche dei personaggi, soprattutto, ero affascinata dalla loro capacità di parlare... sempre. Mi snervavano gli scenari statici e i dialoghi infiniti ma, stranamente, mi piaceva. Non lo so, è come quando non riesci a fare a meno di fare qualcosa pur non sapendo la ragione. Se dovessi riassumere il mio atteggiamento verso questa telenovela con una frase sarebbe "Che palle Beautiful. ...ma a che ora inizia? Lo guardiamo?".

Il secondo di questi momenti era appunto la televendita delle pentole, seguita da quella dei materassi. Non so quale delle due odiassi di più e che cosa mi irritasse di più in questi spot da 1 minuto ciascuno. Forse le tizie sorridenti che accarezzavano i cuscini o forse la tipa che, con Giorgio, urlava come un'oca. Era insopportabile.

Ma ciò che più turbava la mia stabilità emotiva e che ancora adesso non riesco a spiegarmi è perché mia nonna non cambiasse mai canale. Mai. MAI. 

Detto ciò, mi ritiro nel mio letto, sperando di dormire.

A domani!


Day #14 - Motivazione
«sabato 9 maggio 2015»

Buongiorno genteh!

Ho seriamente zero idee sul post di oggi, per cui non so davvero di cosa parlare: sono troppo presa dai fatti miei e non voglio rovinare la sfida.... qualche idea?

.......boh, vi linko Jillian giusto per gasare un po' la vostra motivazione. AHAH! Parlerò di canzoni/roba motivante. Alla fine mi riduco sempre a fare un elenco di roba, tristezza. Quindi risparmiatevi pure dal considerarlo un post degno di una lettura.


Io la amo, è la classica americanaccia sganasciata e fichissima, con la sua pancia piatta e la motivazione a palla. Voglio essere lei. 

Aggiungiamoci:



Con questa di sottofondo tutto è possibile, le merde del passato diventano bamboline da insultare mentalmente.

Dall'anno scorso non posso fare a meno di ascoltarla quando ho bisogno di caricarmi e cammino per strada come una badass. 

Questa mi da quel senso di liberazione e potenza che pochi brani mi danno: mi viene voglia di correre urlando ad ogni passante "CANTA, SEI IL FUTUUURO"

Per ultima, ma non meno importante:
<3 banalità portami via. 

I coldplay non rientrano in questa classifica. Perché? Bè, perché il mio umore quando ascolto i Coldplay (sempre) non è la rabbia, non rientra nel loro repertorio. E' per questo che non vanno bene per gasarti. 

Che post senza senso. :(
A domani






Day #13 - Proclamazioni...inesistenti.
«venerdì 8 maggio 2015»


Inutile che inizi il post dicendo che ho poco tempo. Perché, oramai sono 12 volte che lo dico. Ahah.

Dato che oggi ho l'umore di una donna sfiancata ed esausta, vi parlerò sostanzialmente di cose random perché non ho proprio le forze di fare riflessioni profonde dato lo stato delle cose.
Ieri pomeriggio mi è arrivato un annuncio spettacolare: niente proclamazione il giorno della laurea.
Anzi, aspetta, niente giorno di laurea! In pratica, non se conoscono le ragioni, l'università ha deciso che non sarà necessario che qualche professore si alzi in piedi, ci proclami "dottori" e ci guardi in faccia per ben 5 secondi. Nono, troppo spreco di tempo: i voti verranno pubblicati online in una lista. Un po' come i risultati di un banalissimo esame.


Ora, dite quello che volete, che è un rito formale, che non è quello che conta che... sto paio di palle.

Insomma, lo sappiamo tutti che non è quel giorno a decidere del futuro, ad essere il più importante ma io ci sono rimasta di merda. totalmente. di. merda.
Perché? Eh beh, perché ci tenevo a stare con i miei amici, la mia famiglia che è a 900 km e non ha idea di che cosa sia di preciso quello che faccio, dove studio e soprattutto come hanno speso i loro soldi. Non è questione di perbenismo: abbiamo fatto dei sacrifici immensi (non sto esagerando) per arrivare a questo punto. Credetemi, la vita da fuori sede costa, ha un prezzo salato e non solo in termini puramente economici. Io sono felicissima da quando sono a Torino ma questo lo devo anche ai miei genitori. Ci tenevano davvero tanto ed io per prima avrei voluto essere guardata come un essere umano e non come un numero. La tristezza immensa che mi provoca pensarmi di fronte ad un pc a ricaricare una pagina internet per aspettare di veder comparire il mio nome e un fottuto numero è tanta. Sarà pure un "rito formale", come il cazzaro finto intellettuale di turno ha fatto notare (bravissimo, nessuno di noi ci avrebbe mai pensato oh! troppo avanti sta gente), ma per me è un giorno importante e va celebrato.


E io apprezzo tanto la mia famiglia e i miei amici che mi hanno detto "la facciamo lo stesso la festa", certo, ma è come se io indossassi un cosplay e rimanessi nella mia stanza, immaginando di essere alla fiera di un fumetto. Non sarà mai lo stesso. Senza contare che a questo punto i miei genitori non verranno più qua, non a sprecare soldi inutili e mia sorella ci è rimasta uno schifo.

Una cosa è certa: quel giorno non sarò in pigiama di fronte al pc. Mi vestirò bene, cercherò di radunare quante più persone possibili tra i miei cari e cercherò di dimenticare che sarà il computer a proclamarmi dottoressa.
L'unica cosa amaramente positiva di tutto ciò è che posso fregarmene altamente di come andranno sti ultimi due esami in croce. Voglio solo fare bene clinica e pedagogia... passarla (mi fa seriamente schifo).

...vaffanculo.

Dopo la notizia, non sono più riuscita a fare un cazzo. Se non chiamare i miei e lagnarmi da brava bimba frignona. Dopo lo sfogo, ho avuto una specie di impulso che ho soddisfatto in pieno: dovevo uscire.
Io amo camminare, lo farei tutto il giorno, per ore. Soprattutto, amo camminare per vedere posti. Per cui per me, stare chiusa in collegio (come sta capitando da settimane, tutti i giorni) è seriamente una tortura. Così ieri, dato il bellissimo caldo, il sole e la rabbia, sono andata a passeggiare. Già solo vedere la città e i miei posti preferiti mi ha fatta sentire mille e mille volte meglio: il cervello ha tirato un sospiro di sollievo dicendomi "hai visto? Non è ancora il momento di crollare". Ho camminato e scelto strade in base a dove volevano le mie gambe e penso di aver scaricato tantissima tensione.
Facendo conto che anche al mattino mi ero allenata, sono tornata poi in collegio stanca e felice.

Stamattina invece, sono evasa di nuovo. Ho fatto shopping, come potete vedere in foto. Avevo bisogno di roba pratica ed estiva. Fosse per me, starei in mutande e canottiera ma le convenzioni sociali mi impediscono di girare per il collegio in stato poco consono al contesto. Ho preso tanta roba carina a prezzi decisamente contenuti (solo il pigiama è costato 13 euro, poco male).
Ho preso i pantaloncini. So benissimo di non potermi permettere degli shorts, soprattutto ora che sono flaccida dati i kg persi nel mio periodo nero un anno fa, ma ci sto lavorando e, onestamente, avevo troppo, troppo caldo per girare ancora in leggins neri. E' stata una liberazione.
Anche perché, l'allenamento che ho iniziato mi sta facendo bene in ogni senso: scarico tantissimo, inizio a migliorare l'esecuzione degli esercizi, non ho perso la voglia e mangio ancora meglio di prima, visto che, stranamente, il senso di fame si è drasticamente ridotto. Sospetto che sia perché la fame nervosa diminuisce se scarico la rabbia sfiancandomi di addominali.
L'unico motivo di gioia di oggi è stato sentire che stavo facendo bene gli squat. Ad un certo punto del workout ho sentito bruciare esattamente le zone giuste ed è stato un momento di esaltazione pura. Per una come me, che non ha mai fatto seriamente sport, con problemi di schiena, è una soddisfazione ogni piccolo passo avanti. Soprattutto, ai geni che vengono a dirmi ogni volta "ma non potrai mai avere il fisico di tizio!". Geni incompresi anche loro: ma dai? Ero convinta di poter stravolgere la mia genetica e diventare una figona alta due metri e mezzo dalle caviglie sottili. So benissimo dove posso arrivare, so quali sono i limiti, sono abbastanza realista ma ogni giorno mi sento meglio e questo conta più del resto e mi da un motivo per continuare.
Si può sempre migliorare. Sempre.

Aggiungeteci che hanno rinnovato Grey's per una dodicesima stagione e abbiamo complicato il quadretto di disgrazie (ovviamente, per chi non lo avesse capito, sono ironica).




A domani!





Day #12 - Copertine di Linus
«giovedì 7 maggio 2015»


Quanto amavo questa puntata?
Quando ero piccola, mia mamma mi comprò questa cassetta. Le uniche cose che ricordo sono il colore, era gialla e il fatto che, ad ogni occasione buona, le chiedevo di metterla nel videoregistratore...praticamente... sempre. Non guardavo Snoopy (Peanuts?) ma questo "film", che da bambina mi sembrava infinito e bellissimo, mi piaceva proprio tanto.
La colonna sonora, il clima, i disegni e poi mi veniva da piangere ogni volta che rimaneva solo Snoopy e nessuno voleva prenderlo: ero arrabbiata e non ne capivo proprio il motivo.
La parte che più mi piaceva era quella in cui tutti i "fratelli" venivamo chiamati per la reunion ed erano nelle loro nuove case, anni dopo.

Questa fugace visita alla mia infanzia mi è saltata in mente qualche giorno fa, parlando con V. Onestamente, non ricordo bene il discorso ma ad un certo punto abbiamo nominato i "cartoni" del passato ed è venuto fuori questo. Nel corso della vita ho avuto vari film, libri, luoghi e canzoni che io chiamo "rifugi". Tutt'ora mi capita di cercarli quando ho bisogno di sicurezza e conforto. Si, una vera e propria regressione, ma funziona davvero. Penso che ognuno di noi possa identificarsi in questo ricorso a cose del passato. Chi non ha mai visto tante volte il "film preferito"? Quel tepore che sentite è proprio un bisogno di sicurezza e di felicità antica che vi fa allontanare dal problema presente, per 4 minuti, due ore o giorni.
Oggi vi elencherò brevemente i miei film copertina di Linus. Espressione che io e Gio ci portiamo dietro dalle superiori. La copertina di Linus (se non la conoscete, googlatela) è una sorta di oggetto rassicurante, una sorte di "oggetto transizionale", che ci da conforto, che rappresenta quasi la personificazione di ciò che la sicurezza è per noi.
Ebbene, i miei sono:

LA SAGA DI HARRY POTTER

Mi piacciono molto, moltissimo i fantasy e già questa, agli occhi di qualcuno, potrebbe essere "un'evasione" ma va benissimo così. Era prevedibile che il primo posto fosse occupato da Harry. Potrei impiegare 7 volumi per sviscerarvi il mio amore incondizionato e totale per questi libri e film correlati ma non è il caso di annoiare nessuno. Sono i primi che riguardo quando posso, quando ho voglia, in treno, a casa, sul cellulare... ovunque e sempre. Ripetitiva? Si, ma felice.

PIRATI DEI CARAIBI


In particolare, mi riferisco ai primi tre film. Il quarto non lo considero neanche perché non mi è piaciuto in nessun modo.
Dovete sapere che non sono una gran sostenitrice dei "sequel" (è risaputo che fanno schifo), cambi di attori storici, sostituzioni e sparizioni misteriose di personaggi per me fondamentali (considerando anche che quelli che muoiono sono sempre i miei preferiti, sigh), per questo, il quarto episodio di questa trilogia (sentite come stona? 4 episodio di una trilogia. DOVEVATE FERMARVI SCIOCCHI!) non rientra nei miei gusti.
Comunque, anche questi tre occupano un posticino speciale nel mio cuore, soprattutto l'ultimo.

IL SIGNORE DEGLI ANELLI



Il primo anno di università, durante la sessione esami, la sera, dopo aver "finito" di studiare, l'unica consolazione della giornata sono stati questi film. Il libro è arrivato dopo (sisi, sono pessima lo so). Non sono un'esperta di Tolkien (per il quale, vi rimando alla mia saggia Zia Gio), so solo che leggere/guardare il signore degli anelli è un motivo di grande gioia e serenità per me. Perciò, mi fa sempre bene trovare qualcuno che mi dica "Io non l'ho mai visto!/Lo riguardiamo?" ANCHE ORA.

THE NUTCRACKER PRINCE

Lo confesso: a parte La carica dei 101 e Pocahontas (che amavo visceralmente), tutti gli altri classici Disney li ho visti solo in età adulta (la maggior parte alla fine delle superiori e moltissimi l'anno scorso). Non incolpate me: i miei genitori non mi hanno mai portata al cinema a vederli, sembravano piuttosto interessati a film alternativi di dubbia qualità. Per la verità, erano cassette che avevano mio zio e mia nonna, per cui arrivavano a me senza intenzione diretta e senza il pensiero che "dai, è una bimba, facciamole vedere un bel film". No. L'unica cosa che mia mamma mi comprava erano le cassette audio: conoscevo parecchie canzoni del Re Leone, senza sapere che fossero di quel film e molti spezzoni tratti dai vari classici che erano inseriti in "Magic English", una collana di cassette che usciva in edicola e che aveva l'obiettivo di insegnare inglese ai pargoli ignari.
Mi piaceva molto, a dire il vero.
Tra questi film alternativi che mi propinavano (tra l'altro...è della Warner Bros?), c'è stato uno che ho consumato, a furia di riguardarlo: la favola del principe schiaccianoci. La locandina che vedete sopra, si. Mia mamma diceva che chiedevo convulsamente di poterlo guardare 2 volte al giorno, 7 giorni su 7 e che, ad un certo punto, hanno dovuto dirmi che la cassetta era sparita. La facevano poi ricomparire in maniera più sporadica. Trovo che sia un film stupendo: le colonne sonore sono quelle originali de Lo schiaccianoci. L'ho ritrovato su you tube tre anni fa e ogni tanto me lo riguardo. La cosa assurda è che provo ancora le stesse emozioni di quando ero piccola, ricordo tutte le battute e a memoria e mi commuovo ancora.

STARDUST


Questo è più "recente", nel senso che risale alle superiori. Non sarà un capolavoro del cinema ma lo adoro. E' semplice, lineare, scontato e bellissimo. Non vado matta per i film puramente romantici, mi annoiano, non mi entusiasmano. Per cui, insieme alla storia d'amore, devono esserci sempre altri temi centrali (tipo salvare vite in un universo parallelo) che non siano solo quelli della relazione tra due persone e il loro tragico rapporto. Questo è molto equilibrato, soft, leggero, perfetto per le sere in cui vuoi distrarti senza troppo impegno mentale. Se avete la possibilità, guardatelo.

La finisco qua, potrei aggiungerne altri ma questi 5 sono sul mio podio personale un po' allargato.

A domani!




Day #11 - Cibo, coppie che si lasciano e..boh
«mercoledì 6 maggio 2015»


Io ve lo dico: maggio è proprio un mese orribile. Se al liceo lo adoravo, adesso significa solo esami e, soprattutto quest'anno, problemi, insonnia e agitazione. Sono già due notti che dormo malissimo: sono stanchissima ma non riesco ad addormentarmi. Aggiungeteci che ieri ho mangiato cioccolato, quindi ho visto l'inferno dell'acidità di stomaco e completiamo il quadretto.

In compenso, ho iniziato il 30 days shred, yaaay! Un programma di allenamento di 30 giorni da abbinare al mangiar sano, non una dieta, semplicemente mangiare meglio eliminando schifezze o roba simile. Per la verità, sono già abituata da qualche anno a "mangiar bene", perché, fortunatamente, amo tutto ciò che è verdura, legumi e il mio stomaco ha sviluppato una repulsione per soffritti, fritti e cibi confezionati, letteralmente. Ho sempre avuto problemi di stomaco sin da bambina, non saprei se per la somatizzazione dell'ansia o se, semplicemente, per predisposizione biologica (mio papà e i miei nonni hanno avuto i miei stessi problemi e mia mamma non è messa meglio con la pancia). Sta di fatto che alcuni alimenti proprio non li tollero più e ieri ho fatto l'errore di mangiare una pizza e della cioccolata insieme.Mai più.
Ho finito di digerire all'1 di notte e non sono più riuscita a prendere sonno, nonostante due tisane, la borsa dell'acqua calda e il libro di Harry a tenermi compagnia (si nota il mio ritorno a cose sicure infantili no? ahahah).

Anyway, non volevo finire per parlare del mio ventennale ed infelice rapporto con il cibo. Ma condividere la gioia di essere riuscita ad iniziare qualcosa che spero mi faccia sentire meglio. L'unico ostacolo sulla mia via, oltre alla mancanza di sonno, è la mia stanza. Voi non potete capire in che buco vivo. Ho dovuto spostare il tappetino 20 volte per evitare di sbattere contro l'armadio se stendevo gambe  e braccia. Ma, dato che devo guardare la tipa in video per allenarmi, non posso scendere in palestra.

Stamattina proverò a studiare qualcosa, farò un po' di spesa e finirò di guardare, per la milionesima volta, Stardust. Vi ho mai detto quanto amo quel film? Me lo trascino dietro da anni e anni e ogni tanto lo riguardo per alimentare il mio mito del destino, filo rosso... insomma, per credere, molto smielatamente, che esistono relazioni che funzionano.

Voi riderete, ma ultimamente si stanno lasciando troppe coppie (famose e non) che erano i miei capisaldi (la mia disastrosa situazione lasciamola in un angolino che è meglio), motivi per i quali non credere che tutti gli esseri umani sono capaci di: tradire, mutilare, ferire e lasciare come se fosse roba normale. Insomma, a parte il mio scetticismo, cinismo e sarcasmo verso il mondo, ho sempre avuto un briciolo di speranza riguardante la possibilità che un rapporto possa funzionare.... e non per "un tot di tempo" cit.



E ora si sta sgretolando.

Dove sono le canzoni da musical? La mia testa ne ha bisogno.

A domani


Day #10 - Storie di vita
«martedì 5 maggio 2015»



In questa valle di cacca che è oggi la mia vita,  durante il quale gli esseri umani che mi vanno a genio si possono contare sulle dita di una mano, il corso di clinica ha rappresentato per me una svolta profonda.

Oggi c'è stata l'ultima lezione e ne sono uscita... felice, entusiasta, piena di speranza. Ovviamente commossa, ma non addolorata.
E' difficile esprimere a parole quello che queste ore hanno significato per me. Basti dire che mi hanno dato quella motivazione che non ho trovato in anni ed anni di "ricerca". Mi sono addentrata in un disperato percorso all'inizio della mia carriera universitaria, con un'idea vaga e blanda di ciò che avrei voluto essere, se non a livello formale. Credevo che i nemici fossero gli altri, quando, onestamente, ero io la prima a non sapere, la prima smarrita, la prima avversaria di me stessa.
All'inizio di quest'anno accademico, soprattutto, avevo completamente perso la rotta, tanti miti mi sono crollati, tante persone hanno tentato, con discreto successo, di "spegnermi", di farmi capire che, secondo loro, non è possibile fare un lavoro per amore del lavoro in questione. Tanti piccoli dolori hanno finito per farmi perdere, semplicemente.  La verità è che non sapevo bene neanche io che cosa aspettarmi dalla mia facoltà. Sono partita come un guerriero il primo anno, ero piena di meraviglia per qualunque lezione e questa meraviglia si è tramutata in abitudine man mano che sono passati i corsi e gli esami. Avevo perso di vista l'obiettivo ultimo, il senso, il significato di quello che stavo facendo.
"Voi cercate di curare una persona con agorafobia concentrandovi sul come farla uscire. Non tenete conto del perché deve uscire. Perché dovrebbe uscire?"
In altre parole, avevo perso la rotta ed anche la vita, rincorrendo dei puri obiettivi minimi, formali. Non mi ritrovavo più: non capivo né la ragione per la quale considerare la psicoterapia come la mia strada, né ero più certa di volerlo fare. Ero partita affascinata dalle neuroscienze e sono finita ad amare la congiunzione perfetta tra cervello e come il cervello si racconta a se stesso e agli altri.

...Ecco: il mio professore non mi ha solo spiegato, offerto ed esemplificato la magia delle parole, me l'ha fatta sentire, nel mio animo, nel mio cuore, nel mio corpo ancor prima che nella mia mente. Era ciò che in tre anni mi era mancato: realizzare nel somatico che cosa sia fare lo psicoterapeuta.
Mi ha restituito la mia dimensione di persona umana, con dei sentimenti: fare psicoterapia è stabilire una relazione vera con l'altro. La mia rabbia, la mia felicità, la mia frustrazione verso quella persona che è seduta di fronte a me... sono tutti sentimenti autentici. E' questo che ha fatto la differenza: sono prima di tutto una persona. E in quanto persona, provo qualcosa per te. E cerco di aiutarti davvero, non da alto sapiente. Non sono un medico, non nel senso convenzionale del termine: sono un alleato, sono con te. Non sono tecnico, sono un creativo con delle competenze tecniche.
Questo professore mi ha fatto scoprire la bellezza di questo mestiere, almeno a livello teorico. Ovviamente farò le mie esperienze, verrò delusa, fallirò. Ma questo va benissimo. La mia liberazione, il mio riscatto personale però consistono proprio in questo: nell'essere piena di speranza anche di fronte al viaggio in mare aperto che mi apre davanti. Sento che è giusto. Sento che sono io a guidare il timone. Se i professori di questi tre anni mi hanno dato i remi, riempiendomi di nozioni affascinanti, lui mi (anzi, CI) ha ficcato in mano la mappa e soprattutto l'amore che mi ha spinto a prendere in mano quei remi. Ero bloccata... e mi ha salvata, sbattendomi in faccia che essere spaventati è necessario, perdersi e avere dubbi altrettanto... l'importante è non abbandonare lo spirito giusto, il dubbio, la domanda, quella maieutica che ti fa cercare in te stesso, insieme agli altri, la soluzione.
Più che conoscenze teoriche, più che modelli, più che libri... mi ha dato la sua esperienza di vita e mi ha mostrato la grandezza dell'amore  di cui parlavo qualche post fa.
La passione, la luce, la forza di mettersi in discussione, di provare a crederci, anche se nella merda ci finirai in ogni caso.
Sono totalmente cambiata nelle mie ragioni. Anzi, piuttosto mi piace pensare di averle riscoperte. Ed è meraviglioso.

Sono pronta a scrivere la mia storia di vita, entrando in quelle emozionanti, dolorose, bellissime degli altri.
Spero di farcela, spero di poter fare qualcosa di buono tra i tanti errori che commetterò. Questo vale qualcosa. Vale tutto.

A domani


Day #9 - Politically fighi
«lunedì 4 maggio 2015»

Ieri sera, in cucina, ho chiesto ad un ragazzo di passarmi il primo film di Capitan America perché io e V. li stiamo riguardando tutti ed è molto comodo evitare il buffering che qui ci mette la bellezza di 30 anni per caricare una sola misera puntata di 40 minuti sul pc.

...ho già detto che questo posto fa schifo?

Insomma, si volta una ragazza verso di me e mi dice, candidamente: "ti piace capitan America? Ma perché è bello?" ..con tono retoricamente provocatorio. Le rispondo, quindi "mah...si(?) il film" e lei, dall'alto della sua competenza cinematografica: "ah beh..è un film ignorante". Sono rimasta spiazzata e non sono riuscita a controbattere in modo intelligente. Dopo qualche secondo, la stessa aggiunge "o magari sei ignorante tu...e guardi film ignoranti ahah". ...risata.

...allora. Esattamente, che problemi hanno queste persone?
Come qualche post sotto vi dicevo, in collegio potrete trovare la fauna umana più disparata, triste e paradossale del pianeta. Ci aggiungo un'altra categoria: i finti intellettuali. Mi sto trattenendo dall'aggiungere parole molto colorite in tutto il post.

Non ho mai provato alcun tipo di pietà per queste persone, che sono "stereotipi ambulanti" cit. Gio. La ragazza di ieri era proprio una di queste: il classico individuo che non guarda altri film se non quelli che parlano di guerre in Vietnam, viaggi nella Russia comunista, lrivoluzioni in città, insomma, quella roba impegnata oh. Troppo avanti loro.


Ciò che è inquietante in tutto ciò è, ancora, la totale mancanza di un giudizio critico che non sia offensivo per gli altri e soprattutto educato. Che cosa può passarti nella testa quando dici ad una persona, che non conosci, che è "ignorante"? La segatura.
Ma, esattamente, dall'alto di quale premio Oscar parli? E, ammesso che tu ne capisca di film, questo non ti da il diritto di esprimere opinioni che valichino i confini del "puro gusto personale". Avrei una valanga di bestemmie per queste persone.
Se proprio dobbiamo dirla tutta, sono anche loro uno stereotipo ambulante: guardano solo certi film, perché gli altri sono per la plebe, leggono solo saggi storici e libri politicamente rilevanti, perché... insomma... il resto è da scemi.
Allora, se io da persona educata mi limito a dire "quel genere di film NON MI PIACE" sottolineando la soggettività, arbitrarietà e compostezza alla base della mia dichiarazione, quel "sei ignorante" puoi bellamente mettertelo in qualche zona erogena freudiana.



E' molto triste per me sottolineare che ho incontrato parecchi esemplari di questa categoria. Ricordo ancora quando sentii la medesima frase per The Avengers riferito ad un gruppo di amici con cui dovevo andare a vederlo: "non vengono perché è un film da IGNORANTI". ...Ma allora è un vizio?
Se vogliamo essere onesti: tutti siamo IGNORANTI in qualche ambito. Con la differenza che io considero questo termine per quel che significa: non conoscere, non sapere, ignorare.
Perciò no, cara ragazza con i pantaloni da hippie (eh oh, mi getto nei giudizi offensivi anche io), tu sei ignorante perché il film non lo conosci.

Sono ancora molto incazzata.

A domani




Day #8 - Passato, presente...il corpo ricorda, il corpo parla.
«domenica 3 maggio 2015»




"La soluzione alla dipendenza non è l'indipendenza, è l'interdipendenza. Noi accogliamo la complessità dell'interdipendenza. [...] Non possiamo fare a meno degli altri, perché ci dissolviamo, ci svanisce la coscienza. La nostra coscienza è interdipendente [...]. Gli altri diventano parti di noi, le persone sono le nostre cellule, parti di noi che a volte continuano a farci del male. Non possiamo più far finta di non esserci mai incontrati."

F. V.


Non ho molto tempo neanche oggi. Forse è meglio dire che non ho tempo, in nessuna misura sufficiente a scrivere bene (ogni giorno la stessa storia).

Come al solito, le mie riflessioni giungono sempre nei momenti notturni o durante attività di pulizia serale (sisi, proprio pulizia.. tristezza infinita lo so).
Pensavo a qualcosa che da sempre attanaglia la mia mente nel dubbio: la memoria nel corpo.
Tutti noi abbiamo finalmente compreso che mente e corpo sono connessi, inseparabili, qualcosa di inscindibile ed unico. Sebbene si sappia che, a livello, biologico ci sono connessioni tra sistema nervoso e sensazioni viscerali... io mi domando proprio, nello specifico: come succede tutto questo?
Ora ho capito che è sempre stato il mio desiderio più grande, a cui non riuscivo a dar forma e per questo sono stata combattuta nella scelta della facoltà universitaria. Mesi di sofferenza perché non avevo capito niente: curare la mente conoscendo come funziona il corpo. Non parlo di semplice medicina, neanche di psicologica.
Non passa giorno che non stia lì ad interrogarmi sul perché passare da un luogo che ci ha dato qualcosa a livello emotivo, non solo faccia scattare in noi un ricordo, ma ci dia sensazioni reali...nello stomaco stai percependo qualcosa. Come succede? Perché, in ogni caso, tra l'altro, sentiamo l'impulso di continuare?
E so bene che si tratta di impulsi elettrici, di neuroni che scaricano, di amigdala, ippocampo ecc.
Vorrei approfondire di più un tema come questo. In tre anni di psicologia, non ho mai trovato un professore che riuscisse a coniugare le due anime della materia: quella neuroscientifica e quella più "filosofica" (non saprei come definirla, anche se l'aggettivo filosofico neppure mi piace in questo caso). A parte in questo semestre.

Clinica è stata una rivelazione. Non soltanto perché mi ha profondamente cambiata, ha ampliato davvero la mia visione di... tutto? Non so esprimermi. So solo che ho provato una gioia immensa, reale, dopo l'ultima lezione.
In sostanza, il nostro docente, a mio parere una persona straordinaria, ci ha parlato dei sistemi motivazionali interpersonali e dell'approccio narrativo. 
L'amore è sbocciato: un misto tra etologia, cognitivismo, neuroscienze e narrativa che mi ha conquistata. Sono ancora profondamente ignorante riguardo all cognitivo - evoluzionista, ma quel poco che ho studiato fino ad ora, letto e scoperto, mi ha profondamente cambiata.
E' stato come trovare la giustapposizione tra parti, come comprendere nel profondo: ho sentito dentro di me, interiorizzato ciò che è stato detto. Non mi reputo capace di spiegarlo bene in poche parole e sarebbe anche un insulto alla sua complessa semplicità, perciò se avete mai provato interesse per la psicologia o solo per ampliare la vostra visione delle cose, leggete Teoria e clinica dell'alleanza terapeutica di Giovanni Liotti, che è uno dei testi che porterò per l'esame. Ho amato ogni singola riga perché, per me, aveva senso. E' coerente, è creativo ed è quel connubio tra mente e corpo che cercavo: è l'insieme del passato e del presente delle azioni di una persona. Perché ci comportiamo in un certo modo? Perché, ad un certo punto della nostra vita, insorgono i problemi?
Il testo magari è più riferito a chi vorrà essere uno psicoterapeuta, ma io lo consiglierei a chiunque.
Senza contare che viene superata l'antitesi del "racconto e scienza sono separati". Si cura con le parole, ma in modo scientifico, intuitivo,preparato allo stesso modo. C'è un modo dietro questo lavoro, un mondo bellissimo, difficile e io voglio provarci. Magari farò schifo, commetterò errori (e chi non ne fa?) ma è quello che voglio essere.

....non si capisce un tubo di quello che sto dicendo. Un giorno ne parlerò meglio. Per il momento, vi consiglio caldamente di leggere i testi di Liotti e di Veglia.

A domani




Day #6 - #7 - All around the city
«sabato 2 maggio 2015»



Pensavate che fossi già sparita eh? E invece no.
In realtà, non ho più tempo di vivere in questi giorni: ho messo radici in aula studio e sto cercando di salvare quel che rimane della mia possibilità di laurearmi a breve. Purtroppo, correggere una tesi e preparare due esami in 25 giorni non è il massimo, per cui ho scelto anche il momento meno opportuno per riprendere a scrivere. Ecco il perché del nonsense di questi prossimi post: i miei neuroni non riescono mentalmente e materialmente ad occuparsi anche di pensare ad argomenti interessanti e brevi da trattare.
Comunque, ci ho pensato ieri: ci sono stati momenti in cui ho maledetto il centro di Torino, per il continuo trambusto (sostanzialmente notturno) che, oltre che essere nel collegio, dilaga per le strade. Lo so. E' il centro storico, che cosa pretendo?
Mi rendo conto che la movida giovanile debba sfogare i suoi ormoni, ma in sessione (siamo onesti, anche il resto del tempo) tutto il mondo appare fatto da gente insensibile. 
A parte le mie continue imprecazioni per il poco sonno, che non ho mai saputo gestire bene, Torino ha dei luoghi davvero meravigliosi. In 3 anni non ho mai finito di stupirmi e di amare ogni piccola via che ho esplorato (ed ho visto comunque molto poco) perciò farò un brevissimo elenco dei miei luoghi preferiti.
Enjoy!

Piazza Palazzo di Città

Non saprei dirvi perché ma è la mia preferita. Piccola, antica e quando l'ho vista per la prima volta c'erano le luci che vedete in foto. E' meravigliosa.

Corso Castelfidardo 

Uno dei primi posti con cui sono venuta a contatto quando sono arrivata, anche perché era nella zona dove abitavo prima. In questo caso, adoro questo"posto" per tante ragioni. Fra queste sicuramente il fatto che rappresenta il connubio perfetto tra modernità e bellezza. Difficilmente mi piacciono le opere moderne, sono più tipa da portici e capitelli ma le file di immense strutture bianche, la simmetria e, allo stesso tempo, l'essere immerso in una zona anche storica (boh, a me sembra) mi delizia. In realtà, si apprezza molto più di sera... fatevi un giro!

Quartiere Crocetta
Di questo non trovo una foto che mi soddisfi ma spero di poterci tornare un giorno. E' uno dei quartieri, a parare mio, più belli in cui potrete imbatterci durante un'eventuale visita. E' a ridosso del politecnico, più o meno, e quando vi ci addentrate è come un angolino di paradiso elegante e verde

Piazza San Carlo

Qui andiamo già sul classico. E' universalmente considerata una delle più belle. Io l'adoro per sua immensità: una volta lì in mezzo, sembra di poter respirare a pieni polmoni. E' perfetta. (faccio schifo nelle descrizioni, sigh). A questa piazza sono legati i più bei ricordi che ho, essenzialmente estivi. 

L'elenco sarebbe infinito ma il tempo stringe. Mi limiterò dicendovi che, a parare mio, la città è totalmente meravigliosa. Fino ad ora, non mi ha ancora stancata ed ha superato le mie più rosee aspettative. Mia madre mi disse, tre anni fa "vedrai che ti annoierà anche Torino".
Cara mamma, non è ancora successo. E' come riscoprirla ogni giorno, trovando qualcosa di nuovo, una piccola via bellissima, una piazza sconosciuta, un palazzo antico.
Non so spiegarvi bene le ragioni della mia sconfinata adorazione per questa città.
Dopo tutto, quando si è innamorati di qualcosa, non sempre si riescono a spiegarne i motivi. Sostanzialmente, se avete mai visto Sex and the city, vi basti sapere che il mio amore equivale a quello che Carrie Bradshaw prova per New York.

A domani!