The importance of being a dreamer
Day #5 - Frullati di frutta
«giovedì 30 aprile 2015»

Buona...notte(?)
Data l'ora tardissima, il mio post sarà di poche righe, quasi nonsense, ma non volevo perdere la challenge.
Non ho idee su quale possibile argomento si presti ad un intervento molto breve dell'1 di notte, perciò racconterò brevemente la giornata di oggi parlando di cibo e film.
Oramai ho iniziato a fare colazione, tutte le mattine, con i miei amatissimi mix di frutta nello yogurt o porridge: sono veloci, mi saziano tantissimo e mi mettono di buon umore. La colazione è diventata un piccolo rito che mi permette di rilassarmi e cominciare bene la giornata!
Stamattina per esempio, nello yogurt bianco, ho ho inserito mela e banana. Nel pomeriggio invece, come piacevole pausa dallo studio, io e V. abbiamo fatto i frullati (sempre mela e banana) con il mio frullatore ad immersione super funzionale (thank you madre) ed erano buonissimi.



Dopo aver bevuto/mangiato queste delizie, siamo tornate a studiare fino all'ora di cena (nella disperazione più totale...sigh).
Per premiarci, date le inconsolabili sfighe che ci stanno capitando ultimamente, abbiamo visto (sbavato per) il film di Thor. 
L'idea di riguardare tutti i film precedenti a The Avengers 1 e 2 ci è apparsa nella mente la  settimana scorsa, dopo aver guardato Age of Ultron al cinema ed aver camminato per le vie del ritorno a casa sentendoci due povere misere umane desiderose di avere qualche super potere. 
Vi lascio con questo video chicca che mi ha mandato Giò ieri e che ha migliorato definitivamente il mio umore: 

A domani!


Day #4 - Tipi da collegio
«mercoledì 29 aprile 2015»



Buonasssera genteh, persone la fuori ed alieni eventuali!

Ieri notte ero stesa a letto ad imprecare contro il solito bordello che c'è in questa residenza ed ho riflettuto su quante cose si possono fare incanalando la rabbia. Prima di dormire infatti, dopo aver finito un'altra giornata di studio mortale, ho:

Tutto nell'arco di un'oretta scarsa. Dopo di che, avendo esaurito neuroni, pazienza, creatività e bestemmie, mi sono seduta, sdraiata ed ho poggiato il mio encefalo ronzante sul cuscino. A quel punto, ho ascoltato attentamente i discorsi del mio adorabile vicino di stanza con i suoi amici (era all'incirca l'1 e qualcosa di notte). Ho provato una rabbia mista a rassegnazione. Sono le due sensazioni che mi accompagnano ormai da un po', soprattutto perché mi ritrovo a percepirmi totalmente stressata e preoccupata. 

....Anyway, non è il caso di cadere nella trappola del "uso il blog come twitter per parlare dei miei problemi con l'universo".
In realtà, questo sarà un post "sfogo" ma incanalato creativamente.
A lezione di clinica, questa mattina, dopo aver avuto un insight che mi ha illuminata nel profondo (no, non ho visto una divinità né mi sono drogata) avevo deciso che avrei parlato di ciò: di come, finalmente, sappia ciò che voglio fare della mia vita. Dopo anni di oscurità.
MA! Non ho veramente testa adesso di scrivere un post serio, soprattutto perché la giornata si è evoluta in modo sbagliato e triste, per cui non mi va di affrontare un così bell'argomento come "il futuro" caricandolo delle mie ansie e del rancore che alberga adesso nel mio animo.

In sostanza, voglio parlarvi dei tipi da collegio, i vari personaggi (sisi, proprio personaggi) in cui incorrerete nel momento in cui vi troverete a vivere in una comunità universitaria. Quasi un anno in questa struttura mi ha davvero portato a sopportare le peggiori cose e soprattutto ad adattarmi ad aberrazioni comportamentali altrui che all'inizio della mia esperienza mi hanno fatto dannare l'anima. Adesso sono diventata molto più rassegnata, perché volente o nolente devo stare qui per una serie di motivi. Tra l'altro, amo questa città e ciò che sto studiando più di quanto "odi" il posto dove vivo, con gente annessa.
Pertanto, con un'assai blanda analisi antropologica e sociale del contesto collegiale, vi illustro brevemente la mia esperienza, da brava osservatrice incazzata (anche perché tra poco devo rimettermi sui libri, sigh). Con tutto ciò non voglio fare la simpatica (è risaputo che non faccio ridere nessuno, forse solo Gio occasionalmente) ma sfogarmi in maniera non brutale e scaricarmi un po'.

IL FUORISEDE


In questa categoria, rientra quasi il 90% di studenti con cui sono venuta a contatto, di cui faccio parte io stessa. Perciò parliamo di una macrocategoria che può includerne altre: non tutti gli esemplari sono brave persone. Penso sappiate di chi sto parlando: poveri individui che fanno mille km per studiare lontano, pensando di trovare l'Eldorado, la valle dei templi, Narnia e Hogwarts (voi scherzate, ma il primo anno mi sentivo potente quando prendevo un tram, troppo maaaggiccco), abbandonando una dimora sicura, cibo caldo e la nonna che ti fa ingrassare ogni domenica. Questi esseri umani di solito sono quelli che più riescono a capirti perché vivono vita natural durante in collegio, (caldo, freddo, estate ed inverno sono ormai parole senza senso, per i deboli, gli esterni) ne soffrono tutti i disagi (no, benefici NO) e per adattarsi hanno adottato le migliori strategie di sopravvivenza, tra le quali annoveriamo: lo stendino per i panni appeso in bilico su un fil di spago legato al termosifone del bagno; il cestino per spostarsi in cucina con attrezzi comodi e veloci per cucinare (lo scottex è come il kit di pronto soccorso in un viaggio in Africa: mai senza); scorte di cibo nascosto nei peggiori angoli della stanza e provenienti dalla terra natia (ho visto persone piangere di felicità per un caciocavallo o una tanica di olio) e, per ultima, ma non meno importante, tanta, tantissima pazienza. 

IL PENDOLARE

Anche qui, si tratta di una macrocategoria. Sono i fortunati (bontà loro) che sono in collegio per brevi esperienze settimanali, solitamente fino al venerdì, poi tornano nei paesini più o meno vicini in cui conducono la loro vita reale. Vivono questa residenza in base ad una diversa gamma di significati: per la maggior parte di essi (con le dovute eccezioni) il collegio rappresenta una sorta di alloggio temporaneo, cosìtantoperdormire. Questi tipi non fanno neanche in tempo a disfare la 24 ore che devono richiuderla per andare a prendere il regionale che "cavoli passa solo uno ogni ora" cit.
Sono quasi tutti più avvantaggiati e intelligenti del fuori sede: quando la sera li becchi in cucina, sono armati dalle 5 alle 10 scatole di cibo pronto cucinato da mamma (lasagna, insalate di riso, torte, tacchini arrosto, caviale essiccato, torte salate, ecc ecc), per cui la loro permanenza è sempre un'esperienza labile e fugace, da cogliere nell'arco di tempo in cui fai bollire l'acqua per la pasta.
Sono sostanzialmente brava gente, se non fosse per il fatto che non ti capiscono. Quando gli parli del problema di dover fare il bucato in una lavanderia situata in un altro edificio, loro ti guardano con sguardo che dice "ah ma c'è una lavanderia?". Non lo fanno apposta, seriamente. Avete la mia comprensione.

IL MAGO DELL'INVISIBILITA'

Questi mi fanno morire (dal ridere). Sono i tipi che più mi incuriosiscono e che hanno tutta la mia stima. Si tratta di una categoria a parte rispetto alle prime due: loro ci sono, ma tu non lo sai, non li vedi, non potrai mai percepirli con i tuoi 5 stupidi sensi da umana. Non sono pendolari: oscillano silenziosamente dalla camera ai luoghi strettamente necessari: a quanto dicono le leggende non mangiano, non fanno rumore, non parlano, non escono dalle 4 mura della stanza, non lavano i loro vestiti. Eppure ci sono. Ti accorgi che è così quando qualche mistico visionario dice di aver avuto modo di assistere ad una loro apparizione, che di solito viene enunciata così "ahhh si, ho visto Federica (nome a caso) in corridoio". Le reazioni che seguono sono "eh? c'è una Federica sul piano?". Sguardi sgomenti. Effettivamente, mi è seriamente capitato di sentire dei passi nel corridoio, girarmi, vederne uno e pensare "ma sto/sta qua?". Non fai in tempo a chiederti chi sono che, nell'attimo in cui hai voltato la testa involontariamente, sono volati via dal tuo campo visivo. 

L'AMICONE ENTUSIASTA (alias animatore)

Ero indecisa se accorpare questa categoria a quella che seguirà ma vanno considerate a parte, è meglio. Questo è da associare allo "scassapalle" nella vita di tutti i giorni: è quello che, appena metti piede in collegio, il primo giorno, ti vede, ti sorride come se avesse appena visto Tony Stark in armatura davanti a lui e ti chiede chisei/comestai/dadovevieni ma, soprattutto, cosa più irritante di tutte, inizia a proporti tutte le iniziative del collegio. Sei già il suo migliore amico, la festa non sarà la stessa cosa senza la tua provvidenziale presenza, tu devi andare perché altrimenti lui sarà triste per sempre. Sei la nuova luce della sua vita. (...mi sto sentendo male a pensarci)
. . .
Dopo 1 minuto di conversazione, durante la quale lui ha solo posto domande senza degnarsi di ascoltare i tuoi tentativi di risposta, senza sapere come ti chiami, dicendoti che "ti aspetta sta sera" perché sarà divertente, ti lascia nel bel mezzo di un "comunque sono (nome a caso)" per volare via, non si sa dove, da altri.
Probabilmente, quando gli ripasserai davanti il giorno dopo non ti riconoscerà e ti ripeterà la stessa tiritera.
...a distanza di mesi, non ricorderà il tuo nome, se non quello del suo gruppo di bestfriends che, di solito, sono della stessa categoria. Questi esseri hanno infatti due tendenze:
  1. raccogliersi tra simili (letteralmente, raccogliersi quando sono ubriachi fradici);
  2. accogliere un po' di disperati che non sanno come spendere il loro tempo in collegio senza uccidersi.
IL DEMONIO FESTAIOLO

Altrimenti detto "bloody stronzo/a".
Questa categoria non ha nulla di divertente: incarna i peggiori lati che un collegiale possa avere, agli occhi di un sano di mente, o semplicemente di una persona che vuole farsi i fatti suoi. Costituirà il tuo inferno personale. Le caratteristiche sono: mancanza di rispetto, totale e assoluta noncuranza della presenza di altre persone, prepotenza, acidità (mascherata spesso da una falsità disarmante), cattiveria sottile, perfidia latente, aggressività repressa, mancanza di una minima capacità sociale, tendenza all'alcolismo (e al vomito nei luoghi comuni), totale incompetenza nel considerare che, forse, esistono persone a cui stanno sul cazzo per il loro comportamento.
Il demonio (donna o uomo che sia) non si accorge che con la sua condotta da bitch inside rende la vita dei suoi coinquilini una vera merda. Il principale segno di riconoscimento etologico per riconoscere i membri di questa categoria è il non avere ritmi umani: dormono al mattino (o spesso non lo fanno proprio), vorrebbero fare festa ogni sera (e lo fanno senza problemi), parlano e vivono il collegio come se fossero gli unici in uno stabile intero. Solitamente, vanno in letargo pochi mesi l'anno, che sono spesso esigui e coincidono con la loro sessione esami (tu prega che coincida con la tua). Il loro potere è talmente grande che, non solo sono amati, ma la direzione sembra temerli quasi quanto le matricole di 19 anni, che, ignare, li seguono a passo svelto, raccogliendo la loro fama. 

IL LEADER SERISSIMO

Ahhh questi mi fanno sorridere. Sono i più convinti: vivono tutte le problematiche politiche del collegio come se fossero questioni diplomatiche di vita o di morte: "più freezer in camera per tutti" - "più cooperazione, siamo una famiglia" - "lavate i piatti, insomma". Sono alcune delle questioni fondamentali a cui rivolgono la loro attenzione. Partecipano a tutti gli eventi del collegio e il senso di importanza è direttamente proporzionale a quante conferenze seguono. Solitamente sono amministratori del gruppo di whatsapp che include la popolazione residente, nonché creatori del gruppo su fb. 
Di solito sono dei falchi: vedono tutto, sentono tutto, nei fatti non gli frega un tubo di come tu stia, realmente. Provano profondo piacere nell'esibizione, nel prendere parola in una discussione di piano, nel seguirti con gli occhi se parli con altre persone. Come già detto, hanno la capacità sublime di osservare tutto e farsi seguire da molti. Non è raro che siano leader a limiti della dittatura e la conseguenza psicologica che ne deriva è il vivere l'esperienza del collegio come se fosse quella della vita. La loro età anagrafica non corrisponde quasi mai al loro livello di maturità mentale, in senso negativo, ahimè, 

Ci sarebbero altre mille categorie che ho in mente, ma il post sta diventando infinito, per cui mi limito a dire che tutti rientrano in diverse di queste, sebbene ci siano esemplari degni di nota, che varrebbe la pena conoscere, per mettere alla prova il proprio sistema nervoso e superare una difficile prova ascetica di sopportazione dell'altro.
A parte l'infelice scelta delle immagini, mi sono divertita.

Ragazzi, mi sento meglio sul serio. 

A domani!





Day #3 - Anna dai capelli rossi va
«martedì 28 aprile 2015»


"Mi sento strizzata nel mio vestito, ma un giorno, oltre che per il mio supergenio, finirò su wikipedia per il mio colore di capelli. Tiè"

Salve a tutti,
Mentre mangio il mio yogurt mattutino con le fragole, ho deciso, anche oggi, di scrivere un post al mattino per assicurarmi di non cedere al mio insanabile modo di essere bradipo morto quando stasera finirò tutte le mie forze nello studiare imprecare contro clinica e/o contro il genere umano (il mondo è un posto orribile quando si hanno esami, sapevatelo).
Duuuunque, devo premettere e avvertire il lettore (ma dove? ma chi?) che questo sarà un intervento leggero, senza pretese di serietà e se qualcuno si sentirà offeso, chiedo scusa in anticipo (si capirà poi perché). L'idea dell'argomento mi è venuta ieri ed è stata gentilmente approvata da Gio, con nostra comune soddisfazione. Perciò, il tutto guardatelo in una prospettiva poco seria e con una nota di sana ironia, di cui gli umani sono sempre mancanti.

Cercando su wiki la parola "ginger" (non lo zenzero eh), questo è quello che compare:

"Il rutilismo è la caratteristica delle persone che hanno peli e capelli rossi o castano ramato. Questa caratteristica è occasionale nelle popolazioni caucasiche e si crede relazionata con una pigmentazione più chiara e la presenza di lentiggini; tuttavia non sembra esserci correlazione con alcuna particolare pigmentazione oculare (anche se alcuni la mettono in relazione con il colore verde) o a un determinato sesso. Il rutilismo sembra trasmettersi come carattere recessivo monomero davanti a qualunque altro colore di capelli, però questo modello non risulta soddisfacente in molte genealogie."

(per ulteriori riferimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Rutilismo)

Come si può evincere da tutto ciò, a quanto pare, dire ad una persona "oddio ma sei un ginger!", con tono seriamente e vivacemente felice, equivale a dirgli, almeno in alcuni paesi, "oh ma sei un figlio del demonio!" e vederlo andar via offeso perché un altro maledetto gli ha ricordato quanto i suo geni siano perfidi. Ora, capite bene che non è una bella cosa per questi poveri disgraziati che se lo sentono dire. Io non ne avevo idea. Ne ho avuto riscontro quando A., con convinzione simile alla mia, mi ha raccontato di un episodio reale che ha coinvolto un suo amico dai capelli rossi. Per farla breve, il ragazzo non le ha più parlato per un po' a causa dell'uso di questo aggettivo nei suoi confronti.

.....Seriamente?

Voglio dire, questa è la percezione orribile che hanno le persone con quelle meravigliose chiome rosse e la pelle candida come la neve? Non dovrebbero sentirsi invece....bellissimi?
Tutte queste domande derivano dal fatto che adoro questo colore e gli individui in tinta con esso.

"Molti individui dicono di sentirsi più attratti da uomini e donne dai capelli rossi." - wikipedia

Ora, sono cosciente che si tratta (forse, boh...MAH) di un mio dichiaratissimo fetish/ammirazione smodata e irrazionale/chiamatela nel modo psicopatologico che desiderate ma ciò che mi sconvolge è che esistano ancora queste assurde discriminazioni, insensate e basate su credenze medioevali (ma di che mi stupisco!). Capite che quel ragazzo si è sentito seriamente offeso e che noi ignoriamo un mondo di insulti possibili derivanti da come il contesto storico e sociale si radicalizzano in un paese?
La mia intenzione non è iniziare una diatriba antropologica su questo argomento, visto che non è ho né le competenze, né la possibilità, ma volevo sottolineare quanto tutto sia, seriamente, relativo. 

"Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi ; e aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone . Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo, e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo."
Vita dei Campi - Giovanni Verga (1880)

A pensarci meglio, in effetti, persino nella mia città c'è questa lieve tendenza a giudicare i rossi cattivi, espressa al meglio nell'espressione dialettale "zross malupl" ("zi rosso malpelo"). Tutti conoscerete la vicenda del povero Rosso Malpelo di Giovanni Verga, per il quale ho sempre provato una tenerezza e una pena infinita. Ebbene, ancora oggi non è infrequente sentire queste espressioni, alle quali le persone, sembrerebbe, credono nel loro profondo. Per una ulteriore conferma, girate con curiosità per per i pianterreni dell'agglomerato urbano in cui ho vissuto per anni e vi stupirete della quantità di credenze che ancora circolano.
Un' evidenza in merito mi giunge inoltre dal mio passato da infante (rido ogni volta che uso sta parola): avevo un'amica alle elementari, la mia amichetta del cuore, che aveva degli splendidi capelli rossi. Come naturalmente (e giustamente) succede nella vita, le persone si separano e continuano per la propria via. Mia nonna, io spero senza cattiveria o la giustificherò pensando che volesse difendermi, mi disse "quella era zirossa (ragazza rossa)!", riferendosi al fatto che avevamo litigato e che lei fosse più cattiva di me (cosa, chiaramente, inverosimile). In seguito, fortunatamente, quest'espressione non è più comparsa sulle sue labbra e ha riconosciuto anche lei che errori di questo tipo si fanno per amore dei nipoti.
In ogni caso, visto questo breve excursus sull'accezione negativa della parola "ginger", vorrei parlarvi del versante piacevole dell'argomento.

Ginger è figo. A sostegno della mia (quanto di altre decine di migliaia di feticiste) affermazione, dogma personale, ipotesi poco scientifica (come vi pare) vi porterò esempi molto esemplificativi del motivo per il quale penso ciò (o i miei ormoni lo pensano, fate un po' voi).




... potrei continuare all'infinito se non avessi poi effetti devastanti crisi ipofisarie. Direi che le immagini parlano da sole e se questi individui non si autoesprimono allora siete delle brutte persone pace per voi, 
Pertanto, io preferisco credere a questo versante del termine (passo ripreso sempre da wikipedia):

"Altra credenza è che le persone coi capelli rossi abbiano una forte tendenza al sesso fisico; ad esempio, Jonathan Swift ridicolizza gli stereotipi sui capelli rossi nella quarta parte de I viaggi di Gulliver, "Viaggio nel paese degli Houyhnhnmi" ,quando egli scrive che: "Si è osservato che le persone coi capelli rossi di entrambi i sessi siano più libidinosi e voluttuosi degli altri, ove eccedono in resistenza ed attività."

Eh beh, noi lo speriamo con tutto il cuore.

Se non siete ancora convinti, allora ricordate che Elisabetta I d'Inghilterra (si quella che ha tenuto il suo regno e tutti gli sciocchi uomini presuntuosi per i loro attributi e che vedete nella prima immagine di questo post demenziale) era ginger fino al midollo, con pelle di un biancore accecante che solo a guardare i suoi ritratti sui libri di storia avrete pensato "secondo me al sole si disintegra".
Se tutto ciò non vi ha fatto abbandonare i vostri gusti in fatto di uomini e donne, allora meglio così: più ginger per noi!

A domani


Day #2 - I'm a superhero
«lunedì 27 aprile 2015»


Buongiorgio genteh. Si, sono di nuovo qua, ad un orario improponibile perché credo che non avrò altro tempo "libero" oggi per poter aggiornare il blog e, onestamente, non volevo arrendermi al secondo giorno.
Sono già senza idee, argh. Perciò, non ricordo chi, disse che per scrivere è sempre meglio partire da ciò che si conosce o che ci appassiona. Benissimo.
Quest'anno, tra i tanti eventi tragici e bellissimi (si nota una traccia di bipolarismo, vero?) che mi sono capitati in pochi mesi, ce ne sono stati due che mi hanno aiutata a sopravvivere, letteralmente. Sto parlando delle fiere del fumetto. Tutte le sere mi sono addormentata con fatica nel bordello collegio in cui vivo pensando che si sarebbero avvicinati due momenti in cui finalmente mi sarei divertita liberamente, senza costrizioni, senza pregiudizi, senza essere guardata come una povera ventiduenne in preda ai deliri regressivi infantili.
Per farla breve, quest'anno ho portato un cosplay decente che ha rappresentato il sogno di un'infanzia e di un'adolescenza passata a leggere i libri sul letto della mia camera, mentre mia mamma mi guardava un po' divertita e un po' preoccupata. Per due volte sono stata Ginny Weasley e durante queste due giornate mi sono sentita... compresa. Non saprei come altro riassumere la gioia totale, appagante, svincolata che ho provato.
Indossare i panni di un personaggio che ha rappresentato così tanto per me è stata un'esperienza che non dimenticherò mai. Harry Potter è una pietra miliare della mia vita: uso il tempo presente perché nonostante conosca libri a memoria, continua a cambiarmi e a salvarmi in tutti i modi possibili ed inaspettati.
Una sera di fine febbraio, mese di cui ricordo veramente poco, se non le sensazioni orribili che ho provato, io e V. eravamo sedute in cucina, avvilite, ognuna per i suoi problemi e parlavamo di quanto sarebbe stato bello andare alla fiera di Milano indossando i panni di personaggi che amavamo.
Un sogno, un miraggio, una follia che non ci saremmo mai potute permettere economicamente.
Poi, la svolta è arrivata cercando il mantello della divisa, per curiosità, su ebay: ci è apparso davanti, fatto bene, con spedizione immediata e un prezzo totalmente accettabile per i nostri standard.

....la felicità.

E' alquanto strano come in periodi molto bui dell'esistenza, non siano tanto le parole impegnate, i discorsi di consolazione o le riflessioni più complesse ad aiutarti... quanto le piccole, piccolissime cose, quel qualcosa di inimmaginabile che la tua mente tira fuori per farti rimettere in piedi, la nostra copertina di Linus (cit. Gio).
Eravamo entrambe distrutte per tanti motivi e poter invece scoprire che qualcosa si poteva controllare, che avevamo la possibilità, concretamente, di realizzare un piccolo progetto che ci rendesse un po' meno tristi, è stato come respirare di nuovo, come pensare "posso farcela". Per almeno pochi minuti di ogni giorno mi sono sentita come Harry nel video qui sopra.
Da quel momento è stato molto facile trovare il resto, come se tutto e tutti volessero spingerci ad ultimare qualcosa che per noi ha avuto un valore riparatore speciale, un talismano molto piccolo e potente, che ancora porto con me.
Credo molto nel valore positivo di alcune giornate e nel poter ripensare che, almeno per una volta, siamo stati davvero felici. Le fiere, quest'anno (come gli scorsi) mi hanno dato questa possibilità.

La sensazione migliore è stata... essere compresa, riconosciuta, non per il personaggio ma per tutto quello che c'era dietro. E' quello stesso sentire che prende forma durante un concerto, quando lanci un sorriso ad un amico e lui sa esattamente ciò che stai pensando, quando canti a squarciagola con il tuo vicino di transenna, quando si crea quell'empatia che rende più bella una passione che da sola non perderebbe valore, ma sarebbe un po' meno significativa.
La fiera del fumetto e l'essenza di un cosplay per me sono questo: accorgerti che non sei "solo" nel vedere un padre che ha messo la tutina di Superman al figlio di sei mesi. Ti fa sorridere, ti illumina "dentro", a livello viscerale più che mentale.
Premetto che vedo gente scannarsi per il cosplay, scannarsi perché "oddio ma che ne sa quel tizio/a di quel videogioco/libro/personaggio"... ma il sentimento che, secondo me, dovrebbe imperare durante questi eventi è la felicità.... la spensieratezza. Ciò che conta è la condivisione in un luogo che, nel mio sentire, è sembrato quasi libero da vincoli spaziali, temporali e pregiudicanti.
In definitiva, andateci... a queste fiere. Andate ai raduni e ai concerti, vivete in qualche modo le vostre passioni.
Non so voi, ma quando sono arrivata in collegio, di nuovo nei miei panni, ho davvero avuto questa fantasia: stavo temporaneamente ritornando nella mia vita di copertura... mentre, in realtà, dentro echeggiava un "I'M A SUPERHERO".

A domani








Day #1 - Ritorni e partenze
«domenica 26 aprile 2015»



Non posso crederci, sto ricominciando a scrivere, evvviiiiiva!
A parte gli scherzi, non so mai da dove partire quando riprendo il blog dopo mesi (o forse anni?) e mi traumatizza ogni volta rileggere i post vecchi perché sono successe troppe... e anche poche cose in realtà. Sono sempre io, forse un po' (anche tanto) cambiata. Dato che non ho voglia di fare la solita tiritera del tipo "oddio due anni fa ero così, adesso no, credo nei fiori e nelle margheriteee" vorrei parlare, cercando di essere il più regolare possibile, di argomenti random e in modo totalmente libero, senza preoccuparmi di grammatica, forma, bellezza o altro per più giorni possibili. Semplicemente per sfogarmi.
Oggi inizio con qualcosa che mi sta molto a cuore, qualcosa che può sembrare sciocco ma OH, io devo ancora riprendermi.

Da adesso in poi ci sono SPOILER su Grey's Anatomy (vabbé che ormai tutta la rete ne parla, ma io so quanto possa bruciare aprire la bacheca di facebook e vedere anticipazioni e screen totalmente non graditi e pensare "che tu possa bruciare").

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La morte di Derek.
Allora, premettiamo che difficilmente piango per un film o un telefilm: mi distruggo dentro, mi si rivolta lo stomaco mentre penso "perché sta succedendo? Perché non smetto di soffrire per personaggi inventati?" ma piangere... NO. Non so perché, chiedetelo ai miei condotti lacrimali, che si attivano a caso e, soprattutto, in momenti totalmente inopportuni. In ogni caso, immaginavo ormai da settimane che Shonda avrebbe fatto morire Derek. I segni erano inconfondibili, inequivocabili, subdoli e sottili: durante i 40 minuti degli ultimi episodi si percepiva questo idillio sbagliato e premorte che solo un povero sfigato che guarda Grey's da anni può comprendere. Nella mia mente si è man mano materializzato quel piccolo pensiero che ritorna a fine stagione, puntualmente, ogni anno e mi suggerisce prepotentemente all'orecchio, da sadico (degno messaggero di Shonda): "secondo me, sta per schiattarne un altro". Allora, come mi accade quando non voglio credere a qualcosa di fortemente spiacevole, la mia testa è caduta nell'irrazionale speranza che non sarebbe successo nulla, che questa volta, almeno per una dannata volta, la creatrice avrebbe lasciato vivere la speranza dell'amore. Capitemi, sono sempre stata una persona romantica, nel vero senso della parola: io vedo amore e romanzi ovunque e continuerò a credere che questa forza, potente, sia quello per cui valga la pena respirare. Non parlo dell'amore che tutti voi state già immaginando nella vostra testa ("oddio ma questa perché non si spara un film smielato e la smette?"): nonono, io parlo di quel tipo di amore che ti muove verso qualcosa, che sia una persona, qualunque altra, o il lavoro, un sogno, una credenza, un'idea. Shonda mi ha insegnato, in 11 anni, a riconoscere l'amore, a credere, nonostante la vita, banalmente, faccia schifo.
Ieri, invece, ha negato tutto questo.... in meno di metà episodio: ha detto "guardate, non importa quanto ci teniate. Questa è la vita, Derek muore per delle cagate allucinanti. AH-AH".
Quindi capite perché io abbia pianto come una disperata. E' stato come perdere un pezzo di me, come finire l'ultimo libro di Harry Potter per la prima volta, come partire per un lungo viaggio sapendo che quel che c'era prima non ci sarebbe stato più, come essere lasciati da qualcuno... in definitiva come un lutto.

Ma ho divagato di nuovo.... dicevo: ho negato per un po' di episodi pensando che fossero piccole paranoie ma, alla fine, lo ha fatto davvero. Ha ucciso Derek. E per un po' di tempo ho dovuto ripetermelo...tra un momento e l'altro di questi due giorni.
Ho letto tante indignazioni, tanti commenti da finti sapientoni del tipo "ohhhh ma perché non piangi per una cosa più importante?"... e magari avranno anche ragione a dirlo eh ma, come tre anni, pochissimi ancora, di psicologia mi hanno insegnato, come il mio adorato professore di clinica, con la sua sensibilità. mi ha trasmesso, ognuno ha il diritto di attribuire il proprio significato agli eventi della sua vita. Sembrerebbe banale ma, credetemi, sfugge al mondo intero la possibilità che, forse, ognuno abbia il diritto di star male per ciò che vuole, ognuno può piangere per quello che desidera e non c'è nulla di indegno in tutto questo. Perciò, si, ho pianto per un personaggio che ho incontrato esattamente 8 anni fa, che mi ha dato più di molti altri individui incontrati sulla mia via... e penso che sia stata una gran perdita.


Mi congedo e torno ad imprecare contro il mio vicino di stanza e la sua musica di mezzanotte.

A domani